LA NOSTRA STORIA

GENESI

Tutto il periodo temporale che ha preceduto la nascita dello Sweet Heart, e ne ha determinato lo sviluppo, è stato caratterizzato dal verificarsi di un insieme di fatti dovuti non soltanto ai progressi della cardiologia ma pure alle varie circostanze determinatesi da associazioni di idee, di ricerche, sviluppatesi nei continui rapporti tra medici e paramedici da una parte e pazienti ed ex pazienti dall'altra.

Correva l'anno 1973. A Bratislava si svolgeva un convegno medico relativo alla cardiologia. Durante questo congresso veniva prospettato un trattamento per i malati di cuore, sia durante la degenza che durante il periodo successivo, che veniva a rivoluzionare tutti i sistemi precedentemente applicati. Infatti, normalmente i soggetti cardiopatici, gli infartuati, erano sottoposti a periodi molto lunghi di immobilità assoluta, veniva loro proibita qualsiasi attività fisica e lavorativa; conseguentemente questi trattamenti, oltre a comportare delle lunghe degenze ed ancor più lunghe convalescenze, causavano uno stato di prostrazione fisica e psicologica del povero paziente, che, ritenendosi ammalato in servizio permanente, si vedeva escluso dal mondo, relegato in un limbo al di fuori di una vita comune. Questo nuovo metodo, invece, veniva ad applicare un semplice ragionamento: il cuore è un muscolo, vitale, importante ma pur sempre un muscolo, seppur più complesso degli altri. Pertanto, come si applicava una riabilitazione motoria a soggetti che avevano subito traumi fisiologici così si poteva applicare, su soggetti che avevano subito traumi di natura cardiologica, una riabilitazione motoria sussidiaria alle normali cure di carattere medico. Questa riabilitazione, suddivisa in due fasi, una ospedaliera e una post-ospedaliera, permetteva non solo di abbreviare il periodo di degenza, ma rinforzando il muscolo del cuore veniva a rinforzare contemporaneamente pure tutte le altre muscolature, rivitalizzando un fisico debilitato anche moralmente, ed inducendo il convalescente a ritornare alle sue normali attività il prima possibile. A questo convegno di Bratislava partecipavano due cardiologi triestini (Camerini e Scardi) ed una fisioterapeuta, prima assistente del reparto di riabilitazione motoria della Maddalena. Ritornati a Trieste, ottennero che due fisioterapisti venissero aggregati alla neo-costituita divisione cardiologica dell'Ospedale Maggiore, dando così inizio alla prima fase di riabilitazione, quella ospedaliera. Successivamente, nel 1974, un giovane medico che si specializzava in cardiologia, veniva particolarmente incaricato di seguire e studiare questo sistema di riabilitazione nella prima fase, e, successivamente, di preparare quella che sarà la seconda fase di riabilitazione. Quel giovane cardiologo era il dott. Gori, attuale responsabile ufficiale della riabilitazione cardiologica dell'Ospedale Maggiore *). Nell'agosto del 1975, presso l'Ospedale della Maddalena, si iniziava l'applicazione della seconda fase della riabilitazione cardiologica, frutto di una unione compartecipativa di terapie di tipo fisioterapico. Infatti, controlli costanti di ECG da sforzo si alternavano con esercizi ginnici riabilitativi.

*) Purtroppo  il dott. Pierpaolo Gori  ci ha lasciato nel 2015, così come ci ha lasciato l'autore del testo, Giorgio Fattovich, nel 2017.

 

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